il 30° Gruppo Navale per i bambini di Dakar (Senegal)

Il 30° Gruppo Navale, attualmente composto dalla portaerei Cavour, la rifornitrice di squadra Etna e la fregata Bergamini, ha fatto tappa a Dakar, capitale del Senegal, dal 15 al 18 marzo, nell’ambito della campagna “Il Sistema Paese in movimento”. Gli equipaggi delle unità hanno svolto attività umanitarie in strutture che ospitano bimbi, tra cui «Le Pouponniere»: un nido dove trovano rifugio una quarantina di bambini di età inferiore ad un anno, accuditi dalle Sorelle francescane Missionarie di Maria.

A questi piccoli, che iniziano la vita nel peggiore dei modi, abbandonati perché malati o perché orfani di madre, le sorelle danno amore e cure, sostenute da aiuti e donazioni che arrivano da ogni parte del mondo e alle quali, i marinai italiani, hanno contribuito con una serie di attività di manutenzione, rendendo ancora più accogliente questo piccolo angolo di paradiso.

Il personale della rifornitrice di squadra Etna e della fregata Bergamini  si è avvicendato, pitturando pareti, porte e armadi, ristrutturando impianti elettrici ed idraulici. Le officine di nave Etna, le professionalità e il grande cuore del suo equipaggio sono stati pronti e disponibili trasformando temporaneamente i locali logistici della nave rifornitrice in un piccolo laboratorio di falegnameria. Qui si è tagliato, si è levigato, si sono assemblati e verniciati tanti scaffali e fasciatoi da montare allì’interno dell’istituto delle sorelle francescane.

Mare Nostrum

L’operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale denominata Mare Nostrum è iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti.

L’Operazione consiste nel potenziamento del dispositivo di controllo dei flussi migratori già attivo nell’ambito della missione Constant Vigilance, che la Marina Militare svolge dal 2004 con una nave che incrocia permanentemente nello Stretto di Sicilia e con aeromobili da pattugliamento marittimo.

L’Operazione Mare Nostrum ha dunque una duplice missione:

  • garantire la salvaguardia della vita in mare;
  • assicurare alla giustizia tutti coloro i quali lucrano sul traffico illegale di migranti.

Il dispositivo vede impiegato il personale ed i mezzi navali ed aerei della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto, personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana nonché del Ministero dell’Interno – Polizia di Stato imbarcato sulle unità della M.M. e di tutti i Corpi dello Stato che, a vario titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare.

La Marina Militare partecipa, in particolare, con:

  • 920 militari;
  • 1 Nave Anfibia tipo LPD con funzione di Comando e Controllo dell’intero dispositivo. L’Unità è dotata di spinte capacità sanitarie di primo intervento con disponibilità di mezzi da sbarco e gommoni a chiglia rigida. Inoltre l’Unità ha la possibilità di ricevere a bordo i rappresentanti di altri Dicasteri/Organismi nazionali/internazionali coinvolti nell’operazione;
  • 2 fregate Classe Maestrale, ciascuna con un elicottero AB-212 imbarcato;
  • 2 pattugliatori, Classe Costellazioni/Comandanti, con la possibilità di imbarcare un elicottero AB-212, ovvero Cl. MINERVA, di cui una con missione primaria di Vigilanza Pesca;
  • 2 elicotteri pesanti tipo EH-101 (MPH) imbarcati sulla Nave Anfibia, ovvero rischierati a terra su Lampedusa/Pantelleria/Catania come necessario;
  • 1velivolo P180, munito di dispositivi ottici ad infrarosso (ForwardLookingInfraRed – FLIR), rischierato a Pratica di Mare;
  • 1 LRMP Breguet Atlantic rischiarato a Sigonella;
  • rete radar costiera della M.M. con capacità di ricezione dei Sisitemi Automatici di Identificazioni della Navi Mercantili (AutomaticIdentification System – AIS).

Il Comando del Dispositivo aeronavale è affidato al contrammiraglio Francesco Sollitto imbarcato su nave San Giusto, unità designata sede di Comando. Sulle unità navali MM del dispositivo, inoltre, è imbarcato personale del Dipartimento Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, che con le loro capacità rafforzano i controlli dei migranti direttamente da bordo e il personale volontario sanitario del CISOM (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) e della Fondazione RAVAche si affiancano allo staff medico di bordo.

L’Operazione Mare Nostrum opera congiuntamente e in sinergia con le attività previste da Frontex:

  • Frontex è un’istituzione dell’Unione Europea il cui scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e l’implementazione di accordi con i Paesi confinanti con l’Unione europea per la riammissione dei migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere.
  • Eurosur, è il nuovo sistema di sorveglianza delle frontiere marittime e terrestri sotto egida dell’Unione Europea che prevede, principalmente, l’impiego di droni.
 

Multinational Force & Observers (MFO)

A seguito degli accordi trilaterali (USA – Egitto – Israele) di Camp David del 17 settembre 1978, confermati dal Trattato di Pace del 26 marzo 1979, Israele restituiva all’Egitto il territorio della penisola del Sinai, occupato nella guerra del 1967. Nel 1981 fu ratificato un protocollo al predetto trattato che prevedeva la costituzione della Multinational Force and Observers (M.F.O.). Il 25 aprile 1982 la forza si insediò ufficialmente nell’area.

Il finanziamento della forza è garantito dalle tre Nazioni firmatarie degli accordi di Camp David: Egitto, Israele e Stati Uniti. Il contributo di personale e mezzi è fornito da 13 Nazioni: Australia, Canada, Colombia, Francia, Isole Fiji, Italia, Norvegia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Olanda, USA e Uruguay. Altre nazioni, Danimarca, Finlandia, Germania, Giappone, Norvegia e Svizzera partecipano, in percentuali differenti, fornendo un contributo in denaro.

La M.F.O. fa capo ad un Direttore Generale (DG) con sede a Roma, l’Ambasciatore David M. Satterfield. Dal DG dipende il Comandante della Forza che, dal marzo 2014, è il Maggiore Generale dell’Esercito Canadese Denis Thompson. La M.F.O. è insediata nella fascia orientale della penisola del Sinai con due basi principali: una a nord, a El Gorah, ed una a sud, a Sharm El Sheikh. Il compito della forza è quello di supervisionare sul rispetto e l’attuazione delle disposizioni di sicurezza stabilite nel trattato di pace tra Egitto e Israele, osservando, verificando e riportando ogni possibile violazione al trattato stesso. La presenza costante degli assetti M.F.O. all’interno dell’area di responsabilità, inoltre, ha il fine di consolidare un comune sentimento di fiducia tra le parti che consenta di costruire e mantenere una pace duratura.

La partecipazione Italiana alla M.F.O.

L’Italia partecipa a questa forza fin dalla sua istituzione con personale e mezzi della Marina Militare. Attualmente presso il porto di Sharm El Sheikh, dove ha sede la Coastal Patrol Unit della M.F.O., sono presenti tre Unità Navali da pattugliamento costiero e complessivamente 78 uomini, che costituiscono il Decimo Gruppo Navale Costiero (Comgrupnavcost 10) La presenza di almeno tre navi della classe Esploratore (Esploratore – Sentinella –Vedetta – Staffetta) assicura la missione assegnata all’Italia dalla M.F.O..

Il Decimo Gruppo Navale Costiero è composto da 78 uomini suddivisi tra:

  • Gruppo a terra con compiti logistico/amministrativi e di supporto alla componente navale;
  • 3 Unità Navali classe Esploratore (attualmente P 405 Esploratore – P406 Sentinella – P407 Vedetta) ormeggiate presso la base navale italiana (Coastal Patrol Unit) nel porto di Sharm El Shikh.

Il compito principale dei pattugliatori costieri della Marina MIlitare, unica componente navale della MFO, è quello di assicurare la libera navigazione ed il transito nello stretto di Tiran e nel Golfo di Aqabah, in aderenza a quanto previsto dall’articolo 5 del trattato di pace tra Egitto ed Israele, fornendo supporto navale alle operazioni della M.F.O.. La missione tipo consiste nel pattugliare l’area di responsabilità, osservare e riportare il traffico marittimo/navale e dei velivoli militari e di segnalarne qualsiasi comportamento illecito. Inoltre le Unità svolgono altri compiti che si possono definire istituzionali per la Marina Militare italiana, quali fornire supporto alle autorità locali nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare e tutelare l’ambiente marino.

Le navi del Decimo Gruppo Navale Costiero pattugliano le acque prospicienti la penisola del Sinai per oltre 200 giorni l’anno , mantenendo inoltre sempre almeno un’unità pronta a muovere in due ore. Dal 1982 ad oggi, le navi hanno percorso circa 500.000 miglia nautiche ed effettuato oltre140.000 ore di pattugliamento nello stretto di Tiran e nel Golfo di Aqabah

La nostra Storia

La Marineria italiana antica

Francesco Morosini in abito di procuratore di S. MarcoLa posizione geografica dell’Italia, al centro del Mediterraneo, la lunghezza e i ripari offerti dalle sue coste, hanno consentito ai popoli che fin dai tempi antichi si sono successivamente stanziati sui suoi litorali, un rapido sviluppo della navigazione. Etruschi, Siracusani, Tarantini, Anziati hanno percorso per secoli il Mediterraneo con le loro navi da guerra e mercantili, esercitandovi il commercio e la pirateria.

Roma si é affermata anche grazie alle sue navi che sono riuscite a sconfiggere sul mare, il suo elemento, Cartagine. Il declino di Roma é anche dovuto alla decadenza della sua Marina.
Giovanni Da VerrazzanoDopo una lunga stasi, alla fine del Medioevo, nuove potenze marittime sorgono a sostegno delle Repubbliche Marinare: Venezia, Genova, Pisa, Amalfi, ma anche Ancona, Cagliari, Gaeta, Palermo, Messina, Bari, Trani ecc. Marinai italiani, spesso al servizio di altre nazioni, sfruttano le loro capacità e le loro conoscenze nautiche effettuando ardite esplorazioni: da Noli, Ca’ da Mosto, Pessagno, i due Caboto, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Giovanni Da Verrazzano.

La potenza navale di Venezia la rende a lungo padrona dell’Adriatico e egemone nel Mediterraneo Orientale e la contrappone ai nascenti interessi marittimi dei Turchi. A Lepanto, il 7 ottobre 1571, avviene lo scontro fra le flotte cristiane e quelle mussulmane. Veneziani, genovesi, toscani, napoletani con altri marinai italiani, e numerose navi, partecipano al grande scontro vittorioso.

Con la scoperta della Americhe il centro di gravitazione del commercio mondiale si sposta verso l’Atlantico dove si affacciano i nuovi nascenti imperi (Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Olanda, Francia). Il Mediterraneo perde d’importanza, ma non per le città che vi si affacciano.

GRADI ANTICO

Antiguas

Soccorso umanitario in Libia

L’impiego del dispostivo aeronavale della Marina Militare nello Stretto di Sicilia nel periodo di febbraio – marzo 2011 si inquadra nella predisposizione messa in atto in relazione alla crisi in alcuni Paesi del Nordafrica.

Inizialemnte le corvette e i pattugliatori appartenenti al Comando per le Forze da Pattugliamento e la Difesa Costiera hanno intensificato il servizio di sorveglianza marittima con compiti di vigilanza pesca e controllo flussi migratori; il successivo coinvolgimento di altre navi della Squadra Navale è stato necessario per concorrere alle operazioni di prontezza umanitaria disposte dal Governo.

Navi anfibie, cacciatorpediniere e pattugliatori hanno messo a disposizione i propri mezzi aerei, logistici e sanitari per assicurare il regolare svolgimento delle attività di rimpatrio ed assitenza messo in atto dal Ministero della Difesa in coordinamento con il Ministero degli Esteri a favore dei cittadini europei ed extraeuropei impiegati in Libia dalle imprese italiane e per trasportare aiuti umanitari alla popolazione locale.

Vigilanza Pesca (ViPe)

Dal 1959 la Marina Militare assicura una presenza navale continua nelle acque internazionali dello Stretto di Sicilia interessate maggiormente alle attività di pesca da parte delle flotte pescherecce siciliane.
Tale attività prende il nome di Vigilanza Pesca (VI.PE.). Il compito delle navi impiegate consiste principalmente nell’ assicurare il libero esercizio dell’attività di pesca, da parte dei pescherecci nazionali, in acque internazionali, nel pieno rispetto delle leggi nazionali vigenti.
L’attività di vigilanza pesca è prevalentemente svolta con Unità navali tipo Corvetta o Pattugliatore Costiero, che assicurano con continuità la sorveglianza dell’intera area, ivi incluso il cosiddetto «Mammellone». Tutte le attività di VI.PE. nello Stretto di Sicilia sono svolte sotto il Controllo Operativo del Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV).

Zona di pesca a sud-ovest di Lampedusa «Mammellone»- Aspetti giuridici

rpappresentazione geografica del MammelloneLa «Zona di pesca a Sud-Ovest di Lampedusa» (altrimenti detta, in conseguenza della sua forma, «Mammellone») è considerata dall’ordinamento italiano (Decreto Ministeriale del 25 settembre 1979) una porzione di alto mare che è “tradizionalmente riconosciuta come zona di ripopolamento e in cui è vietata la pesca ai cittadini italiani e alle navi battenti bandiera italiana” al fine di assicurare la tutela delle risorse biologiche.
Geograficamente l’area del “Mammellone” è posta nello Stretto di Sicilia tra la Tunisia e le Isole Pelagie e delimitata da «…una linea che, partendo dal punto di arrivo della linea delle 12 mg. delle acque territoriali tunisine, si ricollega sul parallelo di Ras Kapoudia, con l’isobata dei 50 metri e segue tale isobata fino al punto di incontro con la linea che parte da Ras Agadir in direzione Nord-Est ZV=45».

La Tunisia considera ancora oggi (il primo atto istitutivo del vincolo è il Decreto Beylicale del 26 luglio 1951 il cui contenuto è stato ripetuto in successive leggi) il «Mammellone» come propria zona riservata di pesca, delimitandolo con modalità identiche a quelle adottate dal nostro Paese nel su citato D.M. 25 settembre 1979.

Il differente modo di qualificare giuridicamente la zona è alla base del noto contenzioso tra i due Paesi. Infatti, con lo scadere, nel 1979, dell’ultimo accordo bilaterale di pesca tra il Governo italiano e quello tunisino, è venuto meno il regime preferenziale di pesca in acque territoriali tunisine, previsto in favore dei battelli italiani, dietro versamento da parte dello Stato italiano di una contropartita di tipo finanziario.

Per controllare il rispetto, da parte dei battelli nazionali, del divieto di pesca disposto dal D.M. 25 settembre 1979 (Decreto Legislativo 09/01/2012, nr. 4 – Gazzetta Uff. 01.02.2012, n. 26 che abroga la Legge – 14/07/1965, nr. 963 – Gazzetta Uff. 14/08/1965 , n.203) viene svolto dalle Unità della Marina Militare un servizio di vigilanza pesca.

L’attività di Vigilanza Pesca si inquadra nell’ambito delle funzioni di polizia marittima spettanti alle navi da guerra in acque internazionali e trova specifico fondamento giuridico nell’art. 2, lett. c. della L. 31.12 1989, n. 979 sulla difesa del mare che riserva alla Marina Militare la vigilanza sulle attività economiche sottoposte alla giurisdizione nazionale nelle aree situate al di là delle acque territoriali italiane.

Nell’ambito del Processo verbale redatto al termine dei lavori della Grande Commissione Mista italo-tunisina, è stato comunque inserito un impegno delle due parti a consultarsi, con l’ausilio di un gruppo di esperti giuridici, per approfondire gli aspetti connessi al differente modo di qualificare legalmente la zona.

Con la legge n. 2005-50 del 27 giugno 2005 la Tunisia ha istituito la propria Zona Economica Esclusiva (ZEE) nella quale esercita «diritti sovrani ai fini dello sfruttamento, esplorazione, conservazione, gestione e protezione delle risorse naturali biologiche o non biologiche delle acque sovrastanti, del fondo e del sottofondo del mare». La legge citata prevede che tale zona di mare – in cui è comunque garantito agli Stati terzi la libertà di transito e l’esercizio degli altri diritti previsti dalla Convenzione del Diritto del Mare – sarà oggetto di successivi decreti di applicazione. Probabilmente in tale ambito si potrà collocare la creazione di zone di pesca protetta o riservata o zone di protezione ecologica.

In attesa di nuovi sviluppi la soluzione giuridica dello status del “Mammellone” è di fatto rinviata a prossime intese tra Italia e Tunisia.

Ocean Shield

L’stemma della Ocean ShieldOperazione Ocean Shield costituisce il contributo della NATO agli sforzi internazionali di contrasto al fenomeno della pirateria marittima al largo e lungo le coste della Somalia e del Corno d’Africa. Le operazioni aeronavali sono cominciate il 17 agosto 2009 dopo che il Consiglio del Nord Atlantico ha approvato la missione.

L’ Operazione Ocean Shield è basata sull’esperienza acquisita durante la precendente operazione denominata Allied Protector svolta con scopi pressochè identici. Mentre le operazioni militari continuano in mare, la Nato ha adottato un nuovo approccio al fenomeno che prevede la possibilità di intervenire a livello regionale a fianco degli Stati che richiedono di poter cooperare al fine di sviluppare la propria capacità di contrasto alla pirateria. Questo elemento è di fondamentale importanza per coadiuvare gli sforzi delle Organizzazioni Internazionali che operano nell’area per mantenere un livello accettabile di sicurezza marittima.

La Marina Militare partecipa all’Operazione Ocean Shield con unità navali inserite nella forza navaleSNMG1 o SNMG2.

 

Standing Nato Maritime Group 1 e 2 (SNMG 1 – SNMG2)

Il Primo e il Secondo Gruppo Navale Permanente della Nato sono due gruppi navali multinazionali integrati che fanno parte della Forza di Reazione Rapida della Nato (Nato Response Force), operano sotto il Comando della Componente Marittima Alleata (MARCOM Northwood), ei costituiscono una presenza continua e visibile della solidità e coesione dell’Alleanza.

Le navi della SNMG1 e SNMG2 partecipano periodicamente all’operazione Nato Active Endeavour di contrasto al terrorismo marittimo e prendono parte a esercitazioni aeronavali organizzate dalla Nato e svolte sia nel Mediterraneo che nel Mar del Nord. Le visite nei porti stranieri sono parte del programma Partnership for Peace, Dialogo Mediterraneo e simili programmi di cooperazione internazionale.

Come dimostrazione di flessibilità di impiego, i Gruppi Standing della NATO partecipano alternativamente (con turnazione semestrale tra i due Gruppi) all’operazione Nato Ocean Shield per il contrasto alla pirateria marittima in Golfo di Aden.

EUMM – European Union Monitoring Mission

Nel complesso teatro politico, sociale e militare della Georgia opera la missione EUMM – (European Union Monitoring Mission): si tratta di una missione disarmata civile di osservatori internazionali sotto egida del Consiglio Europeo ed in accordo ad un mandato EU lungo le zone “calde” di confine di Abkhazia e Sud Ossezia. Il mandato  è stato deciso dal Consiglio UE 736 il 15 settembre 2008. Il mandato attuale, che è in corso dal 23 set 2008, ha validità fino al 14 settembre 2011 con possibilità  concreta di essere ulteriormente esteso di un ulteriore anno.

La missione consiste nel contribuire alla stabilità della Georgia, in particolare nelle zone limitrofe alla Abkhazia ed Ossezia del Sud, monitorare e segnalare eventuali violazioni al cessate il fuoco, alla libertà di movimento ed al rispetto dei diritti umani. LA UE, a seguito di un agreement di 6 punti  stabilito l’8 settembre 2008 con Federazione Russa e Georgia ha deciso l’invio di osservatori che hanno anche un  MOU (Memorandum Of Understanding) con il Ministero Affari Interni  e Difesa della Georgia per la sistematica verifica del rispetto del cessate il fuoco e la normalizzazione dell’area.

Gli obiettivi della missione consistono nel monitoraggio e riporto in merito al processo di stabilizzazione, normalizzazione, riduzione delle tensioni tra le parti, alimentazione dell’azione politica EU. La sede del quartiergenerale è a Tbilisi; vi sono poi tre Field Office in Gori, Zugdidi, Misketa. Sono stati costituiti 10 OMU (Operational Monitoring Unit) composti in media da 20 unità cisscuna, e le OMU a loro volta sono suddivise in monitoring team, composte da 5 persone (1 conduttore, 2 osservatori, 1 interprete e 1 responsabile).

Nella missione, su  280 appartenenti a 26 Paesi dell’Unione operano 13 militari  italiani (di cui 4 apparteneti alla Marina Militare) e 5 civili del Ministero Affari Esteri.

Controllo flussi migratori

L’attività di sorveglianza marittima è una delle attività di base della Marina Militare. Particolare importanza è rivestita dal controllo dei flussi migratori, con l’impiego di tutti i mezzi navali e aerei della Forza Armata, che forniscono un indispensabile contributo alle attività marittime e alla salvaguardia della vita umana in mare.

Originariamente le coste nazionali interessate al fenomeno della immigrazione clandestina sono state quelle pugliesi; successivamente gli sbarchi di clandestini hanno investito le coste calabro ioniche e siciliane. Il Canale di Sicilia (e quindi alle oltre alle coste siciliane anche le isole Lampedusa, Pantelleria e Lampione) è diventato tristemente famoso per gli innumerevoli naufragi che hanno causato la morte di tanti migranti.

Oggi il fenomeno non è circoscritto soltanto al Canale di Sicilia. Alcuni disperati, nel tentativo di aggirare il dispositivo aero-navale della Marina Militare attivato in concorso con Forze di Polizia, Stazioni Radar costiere e aerei da pattugliamento marittimo (Atlantic), intraprendono viaggi più lunghi e più pericolosi. E’ per questo motivo che anche le acque antistanti la Sardegna vengono pattugliate dalla Marina Militare.

Le corvette e i pattugliatori della baase navale di Augusta appartenenti al Comando per le Forze di Pattugliamento si avvicendano in mare per assicurare l’importante opera di controllo del traffico mercantile, fornendo assistenza a navi e natanti appartenenti a varie nazionalità.

Spesso gli interventi si sono trasformati in vere e proprie operazioni di salvataggio, sia a causa delle condizioni sanitarie in cui versano i cittadini extracomunitari che tentano di introdursi in Europa, sia a causa della precarietà dei mezzi utilizzati.

Marina Militare Italiana